Se l’acquisizione del glorioso C-119 nel 1953 ha avuto il grande pregio di portare l’Aerobrigata Trasporti nel mondo aeronautico moderno, con procedure e metodologie standardizzate rispetto alle precedenti esperienze belliche, l’introduzione in servizio del C-130H nel 1972 ha consentito di proseguire questo processo di crescita e qualificazione professionale, esaltando aspetti come la pianificazione della missione e la “crew coordination” indispensabili per la condotta operativa della macchina.
L’acquisizione del quadriturbina Lockheed ha imposto, non a caso, la riorganizzazione dell’equipaggio di volo. E’ scomparso così il vecchio motorista, sostituito dal più completo “flight engineer” (poi tecnico di volo) ed il marconista operatore non più necessario per le comunicazioni radio a lunga distanza. Nel contempo l’equipaggio si è arricchito di un vero e proprio navigatore, con tanto di postazione dedicata, e del “load master” (direttore di carico e lancio), quest’ultimo con preparazione e compiti decisamente superiori al precedente “addetto al carico”.
Con il potente Hercules la 46a Aerobrigata ha dovuto soddisfare esigenze tra le più disparate, scaturite non solo nell’ambito della Difesa ma anche nei settori della protezione civile e della cooperazione umanitaria e scientifica. Sulle sue ali ha viaggiato infatti la solidarietà italiana in occasione di calamità naturali e crisi politiche, così come la deterrenza NATO e della comunità europea nei più diversi scenari. Il suo rombo possente e sicuro ha rappresentato la salvezza per molti connazionali in fuga da paesi dilaniati dalla guerra civile; la sua capace stiva ha accolto quanti ne hanno avuto bisogno, anche quando si trattava, ed è successo sovente, di un ultimo mesto rientro in patria.
Senza l’Hercules giornalisti e troupe televisive non avrebbero potuto raggiungere zone di guerra ed aree di crisi per realizzare i loro servizi, così come scienziati e studiosi non sarebbero arrivati in tempo con le loro spedizioni negli angoli più remoti del globo.
E’ stato il velivolo del rinnovamento tecnico-operativo per la 46a e per la Brigata Paracadutisti “Folgore”, ma anche un efficace mezzo con cui si è potuta iniziare in Italia la lotta agli incendi boschivi dal cielo.
Tutto ciò è sintetizzato dalle oltre 125.000 ore volate in trent’anni con un elevato grado di sicurezza, grazie alla preparazione e all’impegno di tutto il personale a cui il velivolo è stato affidato. Tali capacità hanno fatto sì che il solido Hercules divenisse il velivolo più richiesto per far fronte alle molteplici esigenze nazionali ed internazionali nel settore dell’aerotrasporto. Un peso che gli uomini del 50° Gruppo e della 46a Brigata Aerea hanno saputo sopportare con dedizione ed abnegazione, anche nei momenti difficili. E non sono stati pochi.
I risultati ottenuti in Italia con l’impiego del C-130H costituiscono senza dubbio una delle pagine più belle della grande storia collezionata dal velivolo della Lockheed. Tanto più che sono stati conseguiti con pochi mezzi e ancor meno risorse.
Il C-130H è stato affiancato, a partire dal 1978, dal più piccolo G.222 di costruzione nazionale. Il ruolo avuto dal biturbina Aeritalia non è stato tuttavia marginale e lo dimostrano i risultati conseguiti dalla 46a Brigata Aerea in quasi 170.000 ore di volo fino al maggio del 2007, epoca della sua radiazione, e dagli altri reparti dell’Aeronautica che lo hanno impiegato nell’arco di ben trent’anni.
Il “gigione”, come è stato affettuosamente ribattezzato, ha rappresentato un ulteriore salto di qualità per la linea trasporti, consentendo nuove forme d’impiego capaci di valorizzare le sue eccellenti prestazioni tattiche.
I compiti assolti dal velivolo in seno alla Forza Armata sono stati molteplici e tutti di grande valore tecnico-operativo. Basterà ricordare le brillanti operazioni condotte con rischieramento in teatro nel continente africano ed asiatico, l’intensa aerocooperazione con le altre FF.AA. ed in particolare con le unità di paracadutisti, il determinante concorso alle attività di protezione civile per la lotta agli incendi boschivi, ma anche l’impegno costante di presentazione del velivolo da parte del Reparto Sperimentale in Italia e all’estero ed il servizio, altrettanto prezioso, di controllo in volo delle radioassistenze nazionali.
Nel contempo nuove esigenze della Forza Armata sono state affrontate e soddisfatte. Con l’entrata in linea agli inizi degli anni ’80 del cacciabombardiere Tornado si è presentata infatti la necessità di dotarsi di un velivolo “tanker” per il rifornimento in volo. Individuato nel celebre Boeing 707, l’acquisizione nel 1992 di questo nuovo velivolo ha consentito al 14° Stormo di ampliare le proprie capacità operative, affiancando al rifornimento in volo anche la possibilità di effettuare attività di trasporto strategico a lungo raggio.
Si è trattato del velivolo più grande in servizio nell’Aeronautica Militare, così come grande è stato l’impegno richiesto sotto il profilo tecnico e logistico per assicurare l’operatività di questa particolare linea, indispensabile per le esigenze di mobilità strategica delle unità caccia e di tutti i reparti delle nostre Forze Armate impegnate in operazioni “fuori area”.
Le successive consegne nel 2000 del nuovo C-130J e nel 2007 del C-27J hanno costituito un nuovo significativo passo nell’evoluzione della componente trasporti. I due nuovi velivoli hanno raccolto e valorizzato la preziosa eredità dei loro predecessori (C-130H e G.222), proiettando la 46a Brigata Aerea nell’era dell’ “high tech”.
Non diversamente, la consegna al 14° Stormo a partire dal 2008 del nuovo “tanker/transport” KC-767 in sostituzione del glorioso B-707, ha completato il processo di rinnovamento avviato anche per la componente “strategica”, che può vantare dotazioni e capacità all’avanguardia.