Dichiararsi “amici” del leggendario C-119 significa anche e soprattutto promuovere, collaborare e, all’occorrenza, realizzare direttamente il restauro di tali velivoli.
Dopo ripetuti inviti rivolti al Comando della 46a Brigata Aerea per una più accurata conservazione del velivolo “Lyra 38” sull’aeroporto di Pisa nell’estate del 2004 si è presentata l’occasione per “Amici del C-119” di debuttare nell’attività di restauro. IL programmato raduno per il cinquantenario dell’Aerobrigata Trasporti (1954-2004) richiedeva di rendere presentabile e visitabile il glorioso Vagone Volante per metterlo a disposizione dei radunisti.
L’operazione si presentava alquanto complessa e difficoltosa, sia per le notevoli dimensioni del velivolo sia per il poco tempo a disposizione: il posto hangar si rendeva disponibile solo il 5 luglio e il Comando voleva il velivolo pronto e da far visitare internamente per la celebrazione del cinquantenario in programma per il 21 agosto…
Nonostante il periodo feriale estivo, il presidente Paolo Farina riusciva a mettere insieme una squadra di 5 marescialli in congedo così composta: Gianni Falasca(montatore), Loris Volpi e Giorgio Iozzi (motoristi), Ugo Frezza (motorista-elicista) e Mario Ciasullo (marconista meccanico), tutti specialisti con una lunga esperienza di volo e di manutenzione sul C-119.
Trovato lo sponsor per la copertura degli oneri assicurativi, la squadra poteva mettersi subito al lavoro. Gli accordi prevedevano che gli Amici del C-119 mettessero a disposizione la loro opera prendendo temporaneamente in consegna il velivolo e la Brigata invece le attrezzature ed i materiali compatibilmente, però, con i magri “capitoli-spesa” disponibili.
IL gigante veniva “attaccato” così su due fronti: l’esterno, per risanare e preparare le superfici alla riverniciatura, e l’interno, per ripristinare gli allestimenti e completarli dei particolari mancanti. L’ultimo “maquillage” risaliva infatti al 1994 e la prolungata esposizione del velivolo alle intemperie aveva avuto i suoi effetti nefasti. I danni arrecati dalla corrosione risultavano più evidenti sul dorso della fusoliera in prossimità della radice alare e sul musone in corrispondenza dei vetri di cabina, entrambe zona dove si rendeva necessaria l’applicazione di toppe sagomate in lamiera.
A voler fare un risanamento radicale della cellula sarebbe stato necessario riportare tutte le superfici a metallo nudo con procedimento di sabbiatura e ripartire dalla verniciatura in “primer”, ma il tempo disponibile non c’era, e nemmeno i soldi per acquistare le vernici. Il GEA (Gruppo Efficienza Aeromobili) di Brigata ci comunicava infatti che il lavoro doveva essere effettuato con quanto disponibile nei magazzini: vernici acriliche per attrezzature aeroportuali ormai scadute ma i cui colori corrispondevano almeno allo schema di mimetizzazione del C-119. Anche la nostra richiesta di acquistare il “trasparente” da dare sul velivolo a verniciatura finita per proteggerlo più a lungo, cadeva nel vuoto…
La situazione non era migliore all’interno del velivolo. La cabina di pilotaggio esposta al sole da anni senza alcuna protezione e tantomeno senza poter beneficiare di periodiche aperture dei vetri per ristabilire d’estate la temperatura tra interno ed esterno, risultava letteralmente “cotta” nella tappezzeria ed in gran parte degli accessori. Nel compartimento di carico, poi, le infiltrazioni di acqua piovana avevano fatto marcire due settori di pavimentazione in legno, la cui sostituzione non era un’operazione facile.
Mentre Falasca, Volpi e Frezza si prendevano cura della preparazione delle superfici esterne, Ciasullo e Iozzi si dedicavano al ripristino degli interni ed al completamento degli allestimenti mancanti. Setacciando laboratori e magazzini della base venivano fuori la radio VHF mancante, la celebre ARC-134, la precedente ARC-3 e le “control box” con cui riempire i vuoti esistenti sulla piantana. Altri particolari, salvati a suo tempo dalla demolizione, li offrivano spontaneamente alcuni affezionati al C-119 che venivano a farci visita in hangar o che contattavamo espressamente.
Il “Lyra 38” aveva bisogno inoltre della ricopertura dei pneumatici, dato che nessuno in Aerobrigata aveva pensato a suo tempo di conservare almeno tutta la serie completa di ruote. Continuare a rigonfiarli in quelle condizioni di deterioramento, per effetto del peso del velivolo e delle intemperie, è un’operazione che non potrà essere effettuata ancora a lungo… ma per ora ci si doveva arrangiare così, sperando che non si squarciassero.
Un particolare che stava particolarmente a cuore al presidente Farina e che poteva essere finalmente corretto, era l’altezza da terra del muso, che fin dal primo restauro nel 1984 era stata alterata rispetto all’assetto originario. Le varie foto scattate successivamente dagli appassionati erano state causa, tra l’altro, di errori nella realizzazione di modelli in scala del velivolo, prendendo per buona tale altezza. Scaricando la pressione occorrente dalla valvola del martinetto era possibile così abbassare il muso fino a ristabilire la posizione originaria, ossia bordo inferiore del portello carrello a filo del pneumatico.
Più complesso si presentava il ventilato ripristino dei motori. Scappottandoli per la necessaria rimozione della paglia dei nidi, si leggeva negli occhi dei motoristi la voglia mai sopita di rimetterli in moto… In realtà si faceva prima a sostituirli con altrettanti motori efficienti provenienti da magazzini o da esposizioni didattiche. Il destro era dal 1978 che non veniva più mantenuto ed avviato; il sinistro era addirittura “piantato” e scollegato dai comandi, essendo quello del “Perseo 35” di Pratica di Mare, installato nell’ultimo anno d’impiego di tale velivolo in sostituzione di quello ancora buono e facilmente reperibile del “Lyra 38”. L’operazione non era quindi impossibile, ma richiedeva tempo, materiali ed attrezzature che per ora non c’erano.
Una volta preparate le superfici e coperte pazientemente con nastri gommati e giornali tutte le parti da rifinire per ultime, aveva inizio la complessa verniciatura del gigante. Prima il grigio mare e il verde scuro della mimetizzazione, poi il nero opaco dei portelli carrello principale e l’alluminio uniforme delle superfici inferiori e delle gambe di forza dei carrelli, quindi si passava all’elemento caratteristico della variopinta livrea del C-119: l’arancio delle “fasce anticollisione”. Data la scarsa resistenza ai raggi ultravioletti dimostrata dal giallo arancio fluorescente n.25 utilizzato negli ultimi anni d’impiego del velivolo (schema NATO 2° periodo) e oggi difficilmente reperibile, si ripiegava su di uno smalto multiuso sintetico arancione lucido, di gran lunga più resistente agli effetti del sole. La sua tonalità si avvicinava inoltre all’arancione brillante n.21 del primo schema NATO mimetico introdotto nel 1963.
Le ultime “pistolate” di vernice erano dedicate al verde bandiera, al bianco, al rosso e al giallo cromo di coccarde, musetto, coprimozzi, stemmi, numeri identificativi e stencil. Particolare cura veniva rivolta anche a quest’ultimi, malgrado stiano scomparendo nelle riverniciature dei velivoli per non perdere troppo tempo… e che invece qualificano sotto il profilo della fedeltà storica l’opera di restauro. In tutto erano oltre 150 chilogrammi di vernice da applicare per coprire l’inconfondibile mole del Vagone Volante e riportarla così agli antichi splendori.
Mentre il m.llo Falasca applicava con cura le necessarie “mani” assistito dai pazienti colleghi Volpi e Frezza, dentro la fusoliera i validi Iozzi e Ciasullo procedevano alla sostituzione dei settori di pavimento che avevano fedelmente ricostruito con l’aiuto della locale Officina del GEA. Non mancavano poi di spannellare, rimuovere e lubrificare dove necessario, dimostrando meticolosità e passione encomiabili come gli altri colleghi impegnati all’esterno. Sembrava proprio che si accingessero a rimetterlo “in linea” per riprendere l’attività di volo.
Intanto tra le inevitabili saune e gli improperi dei familiari a cui il “Lyra 38” aveva sottratto in pieno periodo balneare mariti, padri e nonni, i giorni passavano veloci e il 20 agosto, viglia della celebrazione del cinquantenario, aveva luogo il tanto atteso “roll out”. Mentre il trattore lo portava fuori dall’hangar n.3, il vecchio gigante riacquistava gradualmente il suo splendore nella caratteristica livrea anni ’60, perfettamente ricostruita dagli Amici del C-119. Seguivano il brindisi, le foto ricordo e all’indomani il Vagone Volante faceva da mattatore nel grande hangar che ospitava il Raduno, risultando il velivolo più ammirato e visitato. Il suo valore, oltre all’integrità strutturale era ed è tuttoggi la completezza degli allestimenti interni ormai piuttosto rara da trovarsi nei grossi velivoli storici ancora esistenti in Italia.
Gli Amici del C-119 avevano concluso così nel migliore dei modi la loro impresa estiva, dimostrando di possedere tutte le carte in regola per conservare e valorizzare adeguatamente l’anziano velivolo, se ricevuto in gestione dalla Brigata.